Tempo fa passeggiando
per le sale della Galleria Nazionale di Capodimonte fui colpito dal quadro di Pieter
Bruegel il Vecchio, pittore fiammingo del XVI sec. Il quadro si rifà alla
parabola dei ciechi scritta nel Vangelo di Luca (Lc, 6,39).

Mi colpirono soprattutto i volti che assumono espressioni via, via più preoccupate tanto più i cechi si avvicinano al fosso. Come il buon Socrate, mi persi nei miei pensieri imbambolato da quell’immagine... Dal momento che nasciamo
ciechi, come potremmo capire se chi ci guida o pretende di farlo è a sua volta
cieco?
Non ho ancora trovato la risposta definitiva, forse una soluzione poteva venire dal soggetto del quadro. Il cieco usa gli altri sensi e li
perfeziona per percepire quanto più possibile il mondo. Affidarsi, dunque, alla sola religione come
alla sola filosofia è come affidarsi al solo olfatto o al solo tatto, inoltre, i
sensi che sostituiscono la vista sono già in noi e non ci vengono forniti dal
di fuori, così come la capacità di cercare dove si annida il vero...
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