mercoledì 30 novembre 2011

in risposta ad un amico...



In risposta ad un amico che mi fa notare:‎

"La morte di Socrate e la crocifissione di Cristo fanno parte dei grandi tratti caratteristici dell'umanità."
A. Schopenhauer


In verità le due figure si somigliano in modo spaventoso, vediamo:
Socrate aveva discepoli - Gesù pure
Socrate non scrisse nulla delle sue riflessioni - Gesù pure
Socrate lo conosciamo attraverso i suoi Discepoli (Platone, Aristotele, Crizia...) - Gesù attraverso (Marco, Giovanni, Paolo...)
Socrate visse in povertà - Gesù pure
Socrate morì per la verità - Gesù pure
I discepoli di Socrate tentarono di dissuaderlo e non farsi processare - Gesù pure
Socrate decise di farsi processare perchè a chiederglielo era la verità - Gesù pure (Dio=verità)
Non a caso, inoltre, molti elementi platonici sono confluiti nel cristianesimo e non a caso Nietzsche definisce il cristianesimo il platonismo dei poveri.
Dove le strade si interrompono in modo violento?
Socrate dice "so di non sapere"
Gesù sa tutto perchè conosce l'essenza di Dio
Fra loro ci sono i dubbiosi!

martedì 22 novembre 2011

la signora cattiva e la cipolla

"C'era una volta una donna cattiva cattiva che morì, senza lasciarsi dietro nemmeno un'azione virtuosa. I diavoli l'afferrarono e la gettarono in un lago di fuoco. Ma il suo angelo custode era là e pensava: di quale suo azione virtuosa mi posso ricordare per dirla a Dio? Se ne ricordò una e disse a Dio: - Ha sradicato una cipolla nell'orto e l'ha data a una mendicante. E Dio gli rispose: - Prendi dunque quella stessa cipolla, tendila a lei nel lago, che vi si aggrappi e la tenga stretta, e se tu la tirerai fuori del lago, vada in paradiso; se invece la cipolla si strapperà, la donna rimanga dov'è ora. L'angelo corse della donna, le tese la cipolla: - Su, donna, le disse, attaccati e tieni. E si mise a tirarla cautamente, e l'aveva già quasi tirata fuori, ma gli altri peccatori che erano nel lago, quando videro che la traevano fuori, cominciarono ad aggrapparsi tutti a lei, per essere anch'essi tirati fuori. Ma la donna era cattiva cattiva e si mise a sparar calci contro di loro, dicendo: "E' me che si tira e non voi, la cipolla è mia e non vostra. Appena ebbe detto questo, la cipolla si strappò. E la donna cadde nel lago e brucia ancora. E l'angelo si mise a piangere e si allontanò".
(Fëdor Michailovič Dostoevskij, I fratelli Karamazov VII, 3) 

mercoledì 16 novembre 2011

È inutile commentare… quando l’uomo supera l’uomo…


 “Due cose riempiono l’animo di ammirazione e di riverenza sempre nuove e crescenti, quanto più spesso e più a lungo il pensiero vi si ferma su: il cielo stellato sopra di me e la legge morale in me” così Kant suggella la conclusione della Critica della ragion pratica.  Altrove spiega: “La prima veduta di un insieme innumerevole di mondi annienta, per così dire, la mia importanza di creatura anima­le, che dovrà restituire la materia di cui è fatta al pianeta (un sempli­ce punto nell'universo), dopo essere stata dotata per breve tempo (non si sa come) di forza vitale. La seconda, al contrario, innalza infi­nitamente il mio valore, come valore di una intelligenza, in grazia della mia personalità, in cui la legge morale mi rivela una vita indi­pendente dall'animalità, e persino dall'intero mondo sensibile.
Ed ecco Pascal: “L'uomo non è che una canna, la più debole della natura, ma una canna che pensa. Non è necessario che l'universo in­tero si armi per spezzarlo; un vapore, una goccia d'acqua, è suffi­ciente per ucciderlo. Ma anche quando l'universo lo spezzasse, l'uo­mo rimarrebbe ancora più nobile di ciò che l'uccide, poiché sa di morire, mentre del vantaggio che l'universo ha su di lui, l'universo non ne sa nulla. Ogni nostra dignità consiste dunque nel pensiero. Su ciò dobbiamo far leva, non sullo spazio e sulla durata, che non sapremmo colmare. Lavoriamo dunque per pensare bene: ecco il principio della morale” .

venerdì 4 novembre 2011

Simone Weil


Ecco cosa insegnava Simone Weil alle sue allieve... "La conoscenza senza l'idea del bene è argomento di vanità e di curiosità" (Lezioni di Filosofia Adelphi,1999, pag 261). 
Fermiamoci a riflettere sull'affermazione della Weil e potremmo capire perchè il mondo è pieno di dotti e non di sapienti...

giovedì 3 novembre 2011

Bruegel: parabola dei ciechi


Tempo fa passeggiando per le sale della Galleria Nazionale di Capodimonte fui colpito dal quadro di Pieter Bruegel il Vecchio, pittore fiammingo del XVI sec. Il quadro si rifà alla parabola dei ciechi scritta nel Vangelo di Luca (Lc, 6,39).
“Disse loro anche una parabola: « Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in una buca?»”.
Mi colpirono soprattutto i volti che assumono espressioni via, via più preoccupate tanto più i cechi si avvicinano al fosso. Come il buon Socrate, mi persi nei miei pensieri imbambolato da quell’immagine... Dal momento che nasciamo ciechi, come potremmo capire se chi ci guida o pretende di farlo è a sua volta cieco?
Non ho ancora trovato la risposta definitiva, forse una soluzione poteva venire dal soggetto del quadro. Il cieco usa gli altri sensi e li perfeziona per percepire quanto più possibile il mondo.  Affidarsi, dunque, alla sola religione come alla sola filosofia è come affidarsi al solo olfatto o al solo tatto, inoltre, i sensi che sostituiscono la vista sono già in noi e non ci vengono forniti dal di fuori, così come la capacità di cercare dove si annida il vero...