mercoledì 16 novembre 2011

È inutile commentare… quando l’uomo supera l’uomo…


 “Due cose riempiono l’animo di ammirazione e di riverenza sempre nuove e crescenti, quanto più spesso e più a lungo il pensiero vi si ferma su: il cielo stellato sopra di me e la legge morale in me” così Kant suggella la conclusione della Critica della ragion pratica.  Altrove spiega: “La prima veduta di un insieme innumerevole di mondi annienta, per così dire, la mia importanza di creatura anima­le, che dovrà restituire la materia di cui è fatta al pianeta (un sempli­ce punto nell'universo), dopo essere stata dotata per breve tempo (non si sa come) di forza vitale. La seconda, al contrario, innalza infi­nitamente il mio valore, come valore di una intelligenza, in grazia della mia personalità, in cui la legge morale mi rivela una vita indi­pendente dall'animalità, e persino dall'intero mondo sensibile.
Ed ecco Pascal: “L'uomo non è che una canna, la più debole della natura, ma una canna che pensa. Non è necessario che l'universo in­tero si armi per spezzarlo; un vapore, una goccia d'acqua, è suffi­ciente per ucciderlo. Ma anche quando l'universo lo spezzasse, l'uo­mo rimarrebbe ancora più nobile di ciò che l'uccide, poiché sa di morire, mentre del vantaggio che l'universo ha su di lui, l'universo non ne sa nulla. Ogni nostra dignità consiste dunque nel pensiero. Su ciò dobbiamo far leva, non sullo spazio e sulla durata, che non sapremmo colmare. Lavoriamo dunque per pensare bene: ecco il principio della morale” .

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