Dal film Nirvana di Salvatores: il monologo di Solo “Sai
cosa mi succede quando muoio? Sto lì e aspetto che ricominci d’accapo, e la
cosa più brutta è l’ansia che mi viene. So che deve ricominciare, però non né ho
voglia. Stò lì sospeso tra la vita e la morte … secondo me i morti del vostro mondo succede
qualcosa di simile. Gli piace rimanere li un po’ per vedere i vivi che li
piangono diventano pigri rimangono come imbrigliati, gli passa la forza di
ricominciare, non ce l’hanno. Poi… invece… mano, mano che i vivi si dimenticano
di loro, perlomeno smettono di piangere, insomma… poi il tempo… Allora a quel
punto lì, non ha più senso rimanere. Si rompono proprio i coglioni. Ritorna
quella forza di ricominciare e partono per cercarsi un’altra vita”
martedì 10 gennaio 2012
martedì 3 gennaio 2012
Lodi...lodi...lodi...
«Che un tale dio, dunque, venga
considerato patrono particolare oppure sovrano generale del cielo, i suoi
adoratori cercheranno con ogni mezzo di ingraziarselo; e supponendo che
gradisca, come loro, la lode e l'adulazione, non risparmieranno alcun elogio o
esagerazione nelle
preghiere a lui rivolte. Quanto più saranno in preda al timore e all'angoscia,
tanto più gli uomini inventeranno nuove forme di adulazione; e anche chi, nel
gonfiare i titoli della sua divinità, supera quelli che lo hanno preceduto può
essere certo che sarà a sua volta superato da altri con nuovi e più pomposi epiteti
di lode. Procedono così fino all'infinito, oltre il quale non si può
procedere». «Sebbene
il volgo, in origine, si raffiguri la divinità come un essere limitato e la
consideri soltanto la causa particolare della salute o della malattia, dell'abbondanza
o del bisogno, della prosperità o dell'avversità, appare tuttavia certo che,
quando ha a che fare con idee più raffinate, stima pericoloso rifiutare il
proprio assenso. Direte che la vostra divinità è finita e limitata nelle sue
perfezioni, che può essere sopraffatta da una forza più grande, che è soggetta
alle passioni, alle sofferenze e alle infermità umane, che essa ha avuto inizio
e potrà, avere una
fine? Questo non oseranno affermarlo; anzi, pensando che sia più sicuro consentire
a più alti elogi, si sforzeranno di ingraziarsi la divinità mediante la
simulazione di estasi e rapimenti. A conferma di ciò possiamo osservare che
l'assenso del volgo, in questo caso, è puramente verbale; e che esso è incapace
di concepire le sublimi qualità che, apparentemente, attribuisce alla divinità.
La reale idea che se ne forma è, nonostante il linguaggio pomposo, povera e
frivola come sempre.»
(Essays and Treaties on several subjects, Londra 1777 vol. II p. 429)
(Essays and Treaties on several subjects, Londra 1777 vol. II p. 429)
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