martedì 3 gennaio 2012

Lodi...lodi...lodi...

«Che un tale dio, dunque, venga considerato patrono particola­re oppure sovrano generale del cielo, i suoi adoratori cercheranno con ogni mezzo di ingraziarselo; e supponendo che gradisca, come loro, la lode e l'adulazione, non risparmieranno alcun elogio o esagerazione nelle preghiere a lui rivolte. Quanto più saranno in preda al timore e all'angoscia, tanto più gli uomini inventeranno nuove forme di adulazione; e anche chi, nel gonfiare i titoli della sua divinità, supera quelli che lo hanno preceduto può essere certo che sarà a sua volta superato da altri con nuovi e più pomposi epiteti di lode. Procedono così fino all'infinito, oltre il quale non si può procedere». «Sebbene il volgo, in origine, si raffiguri la divinità come un essere limitato e la consideri soltanto la causa particolare della salute o della malattia, dell'abbondanza o del bisogno, della prosperità o dell'avversità, appare tuttavia certo che, quando ha a che fare con idee più raffinate, stima pericoloso rifiutare il proprio assenso. Direte che la vostra divinità è finita e limitata nelle sue perfezioni, che può essere sopraffatta da una forza più grande, che è soggetta alle passioni, alle sofferenze e alle infermità umane, che essa ha avuto inizio e potrà, avere una fine? Questo non oseranno affermarlo; anzi, pensando che sia più sicuro consentire a più alti elogi, si sforzeranno di ingraziarsi la divinità mediante la simulazione di estasi e rapimenti. A conferma di ciò possiamo osservare che l'assenso del volgo, in questo caso, è puramente verbale; e che esso è incapace di concepire le sublimi qualità che, apparentemente, attribuisce alla divinità. La reale idea che se ne forma è, nonostante il linguaggio pomposo, povera e frivo­la come sempre.»

(Essays and Treaties on several subjects, Londra 1777 vol. II p. 429)

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