Come è possibile
leggere nel precedente post, sollecitato dal mio amico di pensiero, ho iniziato
ad evidenziare alcuni tratti comuni tra Socrate e Gesù, poi timoroso di aver
tralasciato qualche similitudine mi sonno affidato all’archivio della rete e ho
trovato questo interessante articolo sul sito “Briciole di Filosofia” , e come
accade in informatica dove il codice di programmazione buono va riutilizzato e
arricchito del proprio, così per questo articolo ho aggiunto delle
considerazioni finali sulla drammatica scissione tra i due Maestri.
“…Credo
infatti che tutti quanti sappiamo qualcosa sulla vita di Gesù, e credo che
l’”Apologia” e il “Critone” siano necessari per delineare una sagoma della
figura di Socrate. Ipotizzare un parallelismo tra queste due figure non è
un esperimento poi così originale, già Erasmo da Rotterdam nel “De Libero
Arbitrio” paragonò Gesù ad un sileno, esattamente la stessa similitudine che
Platone nel “Simposio” attribuisce a Socrate; naturalmente Erasmo conosceva
bene il “Simposio” di Platone.
I punti di contatto tra le due figure sono molteplici,
andiamo ad analizzarne qualcuno:
1) Sia Socrate che Gesù non hanno mai
scritto nulla, la loro vita, la loro morale e la loro religione ci sono state
filtrate da altri scrittori. Dagli scritti di Platone, Senofonte
ed Aristotele è possibile tracciare una figura di Socrate; i Vangeli, sia
canonici che apocrifi ci narrano la vita di Gesù.
2) Socrate e Gesù
hanno vissuto in povertà, applicandosi, nella loro esistenza, nel dialogo e
nella pedagogia del volgo. Nei dialoghi platonici
ricorre più volte la povertà di Socrate. Nell’”Apologia” Socrate afferma che un
demone lo comanda a vivere la propria vita filosofando, ignorando gli affari
sia pubblici che privati, interrogando gli altri e mostrando loro quali sono le
vie che portano alle virtù. La figura del Gesù povero, falegname, che percorre
la Giudea predicando la parola di Dio torna e ritorna in tutti i Vangeli.
3) Sia Socrate che
Gesù non si occupano di filosofie metafisiche ma dell’uomo.
Infatti se l’insegnamento più grande di Socrate è quello di vivere secondo la
virtù, l’insegnamento più grande di Gesù è quello dell’amore. Naturalmente
ambedue le figure onorano i propri dei, ovvero gli dei del popolo in cui
vivono, ma nessuno dei due ha una propria metafisica o una propria cosmologia.
4) Sia
Socrate che Gesù invitano l’uomo al rispetto delle leggi terrene. Socrate
non fugge la propria morte per non tradire le leggi. Gesù invita l’uomo a
seguire la legge e la giustizia terrena avendo fede nella giustizia divina
infallibile.
5) Ambedue sono
stati condannati a morte per motivi meramente politici. Il politico Anito porta
Socrate in tribunale con false accuse infondate; Gesù viene processato perchè
si definiva il re dei Giudei.
6) Ambedue sono
morti precocemente e ingiustamente. E qui credo di non dovere nessuna spiegazione per
confermare questa tesi. Piuttosto vorrei fare una breve riflessione perchè
credo che questo sia il punto in comune più forte tra i due. Credo che le loro
figure non avrebbero avuto la stessa fortuna letteraria se fossero morti di
vecchiaia o per un’overdose di barbiturici. In tal caso Platone non avrebbe
potuto fare di Socrate l’esempio perfetto dell’uomo virtuoso che va incontro alla
morte fiero e rispettoso delle leggi che lo hanno condannato a morte. In tal
caso il Cristianesimo non avrebbe potuto fare di Gesù il martire immacolato che
prende su di sè i peccati del mondo e lava le colpe dei peccatori con il suo
sangue puro.
7) Sia Socrate che
Gesù vanno incontro alla morte senza paura, anzi sembra quasi che
l’attendessero con impazienza. Il coraggio di fronte
alla morte di Socrate è testimoniato nell’”Apologia”, quello di Gesù nei
Vangeli. Naturalmente anche questo punto è molto importante per gli sviluppi
successivi: ovvero la figura di un uomo che affronta una condanna a morte
dignitosamente, senza paura di ciò che lo attende, anzi fiducioso che la vita
nell’aldilà sia migliore di quella nell’aldiquà è una figura molto carismatica.
Chiunque non ne può rimanere che attratto.
8) Ambedue, dopo la propria vita, hanno ispirato sette e religioni. La
religione ispirata da Cristo è lampante sotto gli occhi di tutti: il
Cristianesimo. La setta che ha ispirato Gesù è, per l’appunto, il primo
Cristianesimo. Per quanto riguarda Socrate sappiamo come l’Accademia di Platone
non fosse solo una scuola nel significato moderno del termine. L’Accademia,
così come ogni altro movimento filosofico nell’antica grecia, era si un luogo
di scambio di idee e di teorie ma era soprattutto una setta dove si pregavano
gli dei e dove si aderiva ad un determinato stile di vita. Per quanto riguarda
la religione ispirata da Socrate è la stessa religione interna all’Accademia.
Bisogna ricordare che l’Accademia è esistita fino al VI sec. d.C..
9) Sia Socrate che
Gesù sono state gli iniziatori di un movimento ideologico-culturale che ha
portato allo sgretolamento delle società in cui essi sono vissuti.E’
oramai innegabile che la causa prima del disfacimento dell’Impero romano è il
Cristianesimo. L’ideologia del Cristianesimo:”Tutti gli uomini sono uguali” ha
negato all’Impero romano la base della propria fortuna: gli schiavi. Per quanto
riguarda Socrate Nietzsche ne “La Nascita della Tragedia” afferma che la forza del
mondo greco era nel connubio tra apollineo e dionisiaco, e sempre Nietzsche
vede in Socrate il punto di rottura di tale connubio. (Nietzsche ne ha detta
qualcuna anche sulla figura storica di Gesù…).”
Qui l’interessante articolo si conclude e inizia la
riflessione su cosa profondamente divide i due Maestri.
Da un lato c’è l’uomo che afferma “so di non sapere”
dall’altro c’è l’uomo che ha la conoscenza di Dio, è Dio, dunque sa!
Quale delle due affermazioni sconvolge di più e quale
invece rasserena l’animo umano? A chi vi affidereste? A un ceco (“Socrate”) o a
chi tutto vede (“Gesù”)? E ancora chi vi infonde speranza? Un morto e sepolto o
un risorto?Si potrebbe rispondere “affidiamoci a entrambi o a nessuno dei due”
in ogni caso Socrate né uscirebbe peggio dal confronto con Dio. Queste
domande hanno bisogno di maggiori studi e riflessioni ma il sospetto che Paolo
abbia compiuto un capolavoro è forte in me!
Spero nell'aiuto dei miei amici di pensiero.
3 commenti:
Tu domandi "E ancora chi vi infonde speranza?".
Una prima osservazione che subito mi viene alla mente è: intendiamo la speranza con il concetto "pre cristiano" quindi come dea (spes utima dea) l'unica rimast nel vaso di pandora? O nel senso della virtù teologale cattolica e quindi come mezzo per raggiungere la salvezza (e non già la conoscenza)?
Domingo
La Speranza vista come dea o come virtù definisce sempre e comunque l'ultimo elemento verso la salvezza... In ogni caso, oggi pochi si affiderebbero alla dea. Proprio oggi, leggendo San Tommaso d'Aquino, noto come "per la salvezza dell'uomo fu necessario che mediante la divina rivelazione gli fossero fatte conoscere delle cose superiori alla ragione umana" Anzi, anche a riguardo a quello che intorno a Dio si può indagare con la ragione, fu necessario che l'uomo fosse ammaestrato per divina rivelazione..." Ecco la "grandezza" ammaestrare l'uomo per salvarlo, forse Paolo si è reso conto che la filosofia (Socrate) non poteva funzionare per le masse (Gesù anzi il Cristo).
Infatti era questo il senso della mia domanda..
Filosofia e religione possono avere una certa affinità (e rappresentare una scelta alternativa) se e solo se non guardiamo alla religione come fenomeno “di massa”.
Penso ad Aristotele: “gli uomini hanno cominciato a filosofare, ora come in origine, a causa della meraviglia: mentre da principio restavano meravigliati di fronte alle difficoltà più semplici, in seguito, progredendo a poco a poco, giunsero a porsi problemi sempre maggiori”.
Il progresso della conoscenza è elemento imprescindibile della filosofia, ma spesso osteggiato nelle religioni monoteiste e non; la verità è quella data (“rivelata”), ulteriori domande e ricerche sono relegate ad un ambito elitario o altrimenti poco tollerate (tolleranza che ha conosciuto limiti infinitamente bassi in più epoche e in più “fedi”).
In realtà se guardiamo alla religione più limpida (scevra dall’uso di “oppio dei popoli” di cui è oggetto), dovrebbe rappresentare il cammino per l’assoluta verità. Apó – kalýptein, appunto… apocalisse, termine abusato e tante volte manipolato.
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